La tecnologia nell’istruzione: tutti gli scenari futuri
Fin dai suoi albori, la tecnologia ha trasformato l’istruzione in ogni suo settore, dagli uffici amministrativi fin dentro le singole classi. Questo cambiamento ha subito una forte accelerazione per effetto della Pandemia da Coronavirus che ha accelerato la digitalizzazione dei processi di apprendimento. Queste trasformazioni sono state valutate concretamente attraverso il Report di Prometehan sul Rapporto tra tecnologia e scuola in Italia 2021/2022, il quale ha permesso di mettere in luce l’effettiva incidenza della tecnologia sulla scuola. Da cui è emerso che nonostante alcuni riconoscono l’importanza delle tecnologie nel sistema scolastico e nella formazione degli studenti, al fine di favorire il loro successo formativo; altri non guardano di buon occhio l’uso delle tecnologie, ritenute spesso poco funzionanti e per niente vantaggiose. Si bene comprende che spesso, l’avversione che a volte i docenti nutrono verso le TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) sia anche frutto di disinformazione o semplicemente di mancanza di conoscenza dello strumento. Pertanto, non si può prescindere dall’esigenza di dedicarsi concretamente alla formazione in materia di tecnologia e istruzione. Soprattutto negli ultimi anni, dove l’attenzione è posta sulla didattica del futuro, ossia l’intelligenza artificiale, il metaverso nel quale rientra la realtà aumentata e virtuale. Tuttavia, l’intelligenza artificiale sta avendo già una prima applicazione all’interno delle scuole, con riguardo al metaverso questo potrebbe avere un impatto significativo sull’istruzione, così da rendere la didattica più coinvolgente e interattiva. Per questo è importante che la scuola, grazie ai finanziamenti PNRR, si procurino strumenti che favoriscono sia una formazione immersiva sia l’utilizzo di laboratori didattici virtuali. Basti pensare all’acquisto di hardware e software per la creazione di contenuti immersivi. Tuttavia, queste prospettive future restano solo delle semplici idee se prima non si accetti l’idea di superare la didattica frontale, basata su un vecchio paradigma dell’istruzione, a favore di di una didattica attiva che coinvolga attivamente gli studenti in prima persona.
Anche se la spinta della pandemia verso un più immediato uso della tecnologia ha consentito, al sistema di istruzione italiano, di mettersi in pari con gli altri paesi, favorendo l’acquisizione di quelle competenze che la Commissione europea che ha sintetizzato nelle 8 Competenze Chiave Europee per l’apprendimento permanente, tra queste rientra la competenza digitale. Intesa come la capacità di saper usare con dimestichezza le tecnologie e quanto ad essa connessa al fine di favorire l’alfabetizzazione digitale e tecnologica. Ciò avviene mediante l’uso delle TIC, pensiamo all’uso della LIM o della Digital Board, a software come Thinglink, Genially, Kahoot, Scratch e così via. Questi strumenti digitali sono studiati per favorire lo sviluppo del pensiero critico, della metacognizione, la cooperazione in classe. Facilitano, inoltre, l’apprendimento e l’inclusione attraverso un approccio didattico attivo come il learning by doing di Dewey, così da poter sviluppare la creatività e più nello specifico il pensiero divergente.
La guida Europea verso una totale trasformazione tecnologica e digitale si è manifestata anche con il Piano d’azione per l’istruzione digitale (2021-2027) “per un’istruzione digitale di alta qualità, inclusiva e accessibile in Europa”. Le linee d’azione evidenziate da questo piano sono due: la prima è orientata alla creazione di un ambiente di apprendimento digitale efficiente e accessibile a tutti; la seconda si pone l’intento di migliorare le competenze e le abilità digitali per la trasformazione digitale. Infine, altro dato interessante è fornito dal Rapporto OCSE 2022, secondo cui in Italia, nonostante la pandemia abbia funzionato come acceleratore per la trasformazione digitale nelle scuole, parte degli studenti continuano a preferire le materie umanistiche, con notevoli ricadute in termini occupazionali. Difatti, in questi settori i dati occupazionali sono più bassi rispetto a coloro che conseguono un titolo STEM. Si tratta di indirizzi di studi che aprono agli studenti le porte del mondo del lavoro ancor prima di concludere il percorso accademico, a cui è possibile accedere presso corsi di laurea online, come ad esempio Unicusano, o presso università tradizionali – pensiamo a coloro che frequentano un corso di ingegneria gestionale, in ingegneria informatica, ingegneria industriale, giurisprudenza, economia aziendale e management, scienze economiche, psicologia, ingegneria civile e altri ancora – che favorisce per tutti, a prescindere dalla collocazione geografica o dal tempo a disposizione, la possibilità di poter frequentare le lezioni in ogni momento della giornata grazie alle lezioni presenti su piattaforma. Oggi queste università sono particolarmente diffuse sul territorio italiano, in quanto, l’esperienza della DAD ha fatto sì che moltissimi studenti potessero sperimentare in prima persona quali siano i vantaggi della didattica e-learning.
Dunque, nonostante la digitalizzazione stia spingendo per entrare concretamente nella scuola e nello specifico nelle classi, nella realtà si ritiene che la strada sia ancora lunga affinché la tecnologia possa trasformare concretamente la formazione e l’apprendimento.